Novantenni, mortalità predetta dai valori pressori più recenti
Nei soggetti molto anziani (over 85) sia il trend della pressione arteriosa sistolica (Sbp) nei precedenti 5 anni sia il suo valore attuale contribuiscono in modo indipendente a predire la mortalità generale. Pertanto, nei singoli pazienti, occorre tenere conto di tutte le precedenti rilevazioni pressorie disponibili. È la conclusione di una studio olandese di popolazione condotto nella città di Leida (Leiden-85 plus Study). In questa ricerca, osservazionale prospettica con follow-up avviata nel 1997, è stato valutato il trend della Sbp in un campione di 271 partecipanti (74 uomini e 197 donne) tra gli 85 e i 90 anni e a 90 anni. L'endpoint primario, valutato per oltre 5 anni (in media 3,6 anni) era costituito dalla mortalità generale. Un trend decrescente di Sbp tra gli 85 e i 90 anni (> 2,9 mmHg/anno) è apparso associato a una maggiore mortalità rispetto a un trend costante di Sbp all'età di 90 anni (hazard ratio, Hr: 1,45), indipendentemente dal valore di Sbp a 90 anni. Questo effetto era più marcato nei soggetti istituzionalizzati rispetto a agli anziani che vivevano in modo autonomo (Hr: 1,87 e 1,30, rispettivamente). Dopo un'analisi con applicazione di correzioni, la stima si è però approssimata all'unità (Hr: 1,08). Da sottolineare il fatto che i soggetti di 90 anni con Sbp < 150 mmHg hanno mostrato un rischio di decesso 1,62 volte superiore rispetto ai soggetti con Sbp > 150 mmHg, indipendentemente dal trend di Sbp negli anni pregressi. Questo dato si è dimostrato valido nei soggetti sia in trattamento antipertensivo che senza terapia antipertensiva, così come nei partecipanti con o senza storia di malattia cardiovascolare o non cardiovascolare. In questo caso la stima dell'Hr si è attestata a 1,47.
J Hypertens, 2013; 31(1):63-70
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