Si è svolta con successo, nello Sri Lanka, una sperimentazione di prevenzione primaria, voluta dall'Oms in vista di trial più ampi, basata sulla somministrazione a 216 pazienti di una "polipillola" (una sola capsula contenente acido acetilsalicilico, simvastatina, lisinopril, idroclorotiazide) per ridurre il rischio globale cardiovascolare e favorire al contempo l'aderenza alla terapia. Il composto si è dimostrato ben tollerato ed efficace, determinando dopo tre mesi una marcata riduzione di pressione arteriosa, colesterolemia e presumibilmente del rischio di malattia cardiovascolare a 10 anni.
«L'ipotesi della polipillola è senz'altro affascinante» commenta Aldo P. Maggioni, direttore del Centro studi Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) «ma esistono vari problemi pratici e mancano ancora prove cliniche di efficacia e sicurezza. In particolare va verificato se i benefici teoricamente ottenibili non siano controbilanciati da problemi di tollerabilità, soprattutto in prevenzione primaria». Per questo motivo, secondo Maggioni, è fondamentale diversificare la composizione della polipillola: «L'impiego di un antiaggregante in prevenzione secondaria è ben documentato, in quella primaria è meritevole di conferma. Se quindi in linea di principio è accettabile una polipillola per la prevenzione secondaria basata su statina, bloccante del sistema renina-angiotensina, beta-bloccante e acido acetilsalicilico, in quella primaria la reale necessità e la sicurezza degli ultimi due farmaci, in particolare, vanno accertate». Anche la presunta capacità di migliorare l'aderenza può rivelarsi un'arma a doppio taglio. «Mettendo insieme tutti i principi attivi, se compaiono effetti collaterali per uno di essi vengono sospesi tutti i trattamenti contemporaneamente. Se, per esempio, la tosse contraddistingue gli Ace-inibitori e la bradicardia i beta-bloccanti, qualora compaiano disturbi aspecifici come diarrea, cefalea o senso di peso epigastrico è pressoché impossibile identificare - e sospendere - il singolo farmaco che possa averli causati». In ogni caso, sottolinea Maggioni «la polipillola non può risolvere tutti i problemi: la modificazione dello stile di vita resta fondamentale, specie in prevenzione primaria».
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